Il Museo archeologico dei Campi Flegrei e Castello di Baia a Bacoli, inaugura il 20 novembre 2025 la mostra Campi Flegrei, la terra ardente.
Il Museo archeologico dei Campi Flegrei e Castello di Baia a Bacoli, Napoli, inaugura il 20 novembre 2025 alle ore 11.00 la mostra Campi Flegrei, la terra ardente. Di Luigi Spina in cui il fotografo racconta e interpreta il paesaggio unico dei Campi Flegrei.
Ad accompagnare la mostra, aperta al pubblico fino al 31 gennaio 2026, il volume edito da 5 Continents Edition completo di tutti gli scatti realizzati da Spina sul territorio.
Attraverso le 25 fotografie selezionate per la mostra, risultato di una ricerca iniziata nel 2020 nei Campi Flegrei, Luigi Spina approfondisce la geografia complessa e stratificata del luogo, nel tentativo di esplorare il precario equilibrio in cui elementi naturali, antiche rovine e occupazione urbana coesistono, tra mimetismo e contraddizione. Ciò che emerge è il racconto di un ambiente aspro e insieme incantevole, in cui le percezioni visive si trasfigurano in sensazioni, nella continua contrapposizione tra la caducità umana e la potenza incontrollabile della natura.
Gli scatti ritraggono luoghi quali la Grotta della Dragonara, la Piscina Mirabilis, il Teatro di Miseno, l'Anfiteatro Flavio a Pozzuoli, il Tempio di Apollo sulle rive del Lago Averno e i Templi di Venere e Diana, tutti posti che Spina indaga mentre vaga per le colline sopra Baia, dirigendosi verso Cuma, la prima colonia greca del Mediterraneo occidentale.
In questo paesaggio senza uguali per caratteristiche geologiche e vulcaniche, interessato dal fenomeno del bradisismo che lo rende instabile e mai uguale a sé stesso - sempre interessati da attività sismica -, l’archeologia convive con il contemporaneo e svela come, nel corso dei secoli, l’uomo abbia accolto la sfida di provare a domare una terra in continua trasformazione.
L’antico nei Campi Flegrei è contemporaneo per destino - afferma Fabio Pagano, direttore del Parco Archeologico dei Campi Flegrei - perché in questo luogo, sempre vissuto, le “rovine” sono gli accenti che scandiscono il ritmo della vita delle persone. Se il paesaggio dei Campi Flegrei fosse musica sarebbe sicuramente jazz. Una straordinaria sequenza di armoniche dissonanze, scandite da un ritmo sincopato e da un andamento marcatamente swing. La strada da percorrere è quella della ricerca del senso di una terra dalla quale è facile rimanere impressionati. Nella sua ricerca Luigi Spina fa questo senza limitare l’inquadratura per evitare l’inevitabile segno di quella nota (apparentemente) stonata. In questo modo una sequenza di foto può diventare una partitura, una traccia per interpretare una terra, una musica per immagini.
I Campi Flegrei, vicino a Napoli, sono un paesaggio che attrae, stimola e sfida - afferma Luigi Spina - La mattina presto o il tardo pomeriggio, in cinque anni, ho percorso vie diverse per avvicinarmi e allontanarmi da questa terra. Le rovine archeologiche, lungo la via da Bacoli verso Pozzuoli, si inframezzano con edifici industriali abbandonati, con infrastrutture che, in alcuni casi, hanno avuto brevi esistenze. Lungo la strada domina il litorale marino contaminato da questo hardware tecnologico ormai spento. La nostra prospettiva, la nostra via di fuga, verso il cosiddetto progresso ha generato nuovi ruderi che si inframezzano con il passato. Una nuova mappa del territorio che bisogna imparare a conoscere per capirla e fotografarla.Nelle fotografie di Spina, una sequenza continua di armonie e dissonanze esalta la bellezza dei Campi Flegrei, indiscussa non perché esibita o ostentata, ma proprio per la nota contraddittoria che l’artista non cerca di nascondere, instaurando un processo analitico in cui la ricerca del “bello” lascia spazio a quella del “senso”. - Parco Archeologico Campi Flegrei

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