#alTempoNelTempo │2001, Almamegretta – Imaginaria

Dopo oltre dieci anni di attività giunge Imaginaria, il sesto album degli Almamegretta, indubbiamente una delle band più originali ed innovative del nostrano panorama musicale: in effetti sin dagli esordi nel '93 con 'Anima migrante' la band partenopea ha dimostrato una vena creativa ed uno stile fuori del comune, che gli ha conferito una forte credibilità a livello internazionale tra gli 'addetti ai lavori', consolidata dalla innumerevoli e prestigiose collaborazioni di cui negli anni si è arricchito il curriculum della band.Se si dovesse condensare in una sola parola la caratteristica peculiare degli Almamegretta, senza dubbio questa sarebbe contaminazione. Al loro apparire 'Anima migrante' e 'Sanacore' hanno rappresentato una fresca e conturbante novità: microsolchi innervati da tarantelle e tamurriate arricchite da ipnotici momenti dub… Ritmi latini scossi ed irradiati da sinuose ondate orientaleggianti, sonorità rarefatte ad ornare canzoni di un velo dal fascino esotico. Il tutto valorizzato da una spontaneità davvero accattivante. 'Lingo', del '98 ha rappresentato una matura e piacevole conferma delle potenzialità della band, mentre '4/4' ha costituito un momento isolato nella discografia degli Almamegretta, quasi di studio e sperimentazione 'pop', nell'ambito del quale prioritaria appariva la ricerca di una forma 'canzone' più, per così dire, convenzionale. Con 'Imaginaria' il caldo 'istinto latino' torna protagonista del sound. www.ilportoritrovato.net
Copertina di Imaginaria (Album)

Almamegretta – Imaginaria

 
Violin – Roberta Sammarelli
Etichetta:BMG – 74321 86227 2, RCA – 74321 86227 2
CD, AlbumStile
Dub
Uscita:2001
Genere:Electronic
E’ un tutt’uno la musica degli Almamegretta, fatta di variazioni su un’idea base che è la stessa da anni. Pare quasi si plasmi da sola: un fiume sotterraneo di frequenze basse, di loop, con sopra un caleidoscopio di melodie quasi impalpabili e soprattutto di suoni, non ultimo quello della voce di Raiss, velata, impura.
Si parte dal silenzio che ci mette diversi secondi prima di diventare “Imaginaria”, il primo pezzo, dove compare un bel pianoforte. O meglio un bel suono di pianoforte. Ed è un campione significativo del resto. E’ già tutto lì. Immagini mosse, dub e psichedelia, Africa, Arabia ed altro ancora. Un magma che si muove lento, ma che sa accelerare. Il napoletano lascia posto a volte all’inglese, per interi brani (“Crazy days & crazy nights” e “Rubb da dubb”) o anche solo per qualche frammento. I testi potrebbero anche essere stupendi, ma sono più che altro suono anche loro. “Imaginaria” è, ma non è una novità neanche questa, un disco che può cercare fortuna da altre parti del mondo. Se la loro casa (BMG) scommettesse su di loro. Ma non lo farà. www.rockol.it 

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