Universiadi. Mariafelicia Carraturo, record del mondo in apnea, sarà la Sirena Partenope

Napoli 2019 Summer Universiade. Mariafelicia Carraturo, record del mondo in apnea, la Sirena Partenope
L’apneista napoletana avanzerà, con una coda argentata lunga 60 metri, in un San Paolo adibito “ad hoc” per l’occasione. Infatti grazie a uno spettacolare gioco di luci ed effetti speciali, lo stadio si trasformerà nel Golfo di Napoli. La suggestione sarà che il mare invaderà il terreno di gioco, per una notte dal sapore speciale con i contorni epici.
Infatti verrà, in qualche modo celebrata, attraverso questo gioco di luci e di immagini, la nascita del Golfo di Napoli ed il ruolo che la sirena Partenope (dalla quale prende l’aggettivo la città) ebbe nel fondare città e Golfo. La struggente storia della sirena che viene battuta nel canto da Orfeo e per la disperazione si getta in mare, per poi trasformarsi in scoglio (nella zona dove oggi sorge il celebre Castel dell’Ovo).

“Mi sento onorata di rappresentare Partenope. Scegliere me significa offrire un messaggio molto forte per i giovani atleti, uno sprone a tutti coloro che hanno una meta, un sogno o un obiettivo”.
“Lo sport è un valore da portare avanti fin da giovanissimi. Mi farebbe piacere che venisse colto il significato dell’Universiade dove si coniugano studio e sport. Laddove spesso le istituzioni non arrivano, lo sport unisce, in un unico abbraccio, un po’ come il Golfo di Napoli”.
Tutto nasce per “caso”
Mi avvicino all’apnea già madre dei miei due figli, Guido e Davide. Tutto nasce per “caso” anche se credo che il caso non esista. La piscina in cui mi alleno con una squadretta Master di nuoto, chiude per due mesi e mio fratello Alessandro, pescatore subacqueo, autodidatta, mi propone di frequentare con lui un corso d’apnea, per apprendere i rudimenti della tecnica e scendere sott’acqua con maggiore sicurezza. Accetto subito: il mare mi piace ed ho anche già un brevetto ARA. Sono incuriosita e, poi, chi è abituato a fare sport non riesce a stare fermo molto a lungo. La parte in piscina del corso non mi affascina quanto la prima uscita in mare: 19 Marzo 2006, acqua gelida e tempo piovigginoso, ma, nonostante l’assideramento sfiorato, mi innamoro della profondità. Unica donna in mezzo a tanti uomini, alcuni già pescatori ed in confidenza con l’attrezzatura, quel giorno, nonostante la difficoltà di indossare la muta bagnata, all’aperto ed al freddo, in inverno, seminuda in mezzo alla strada e con gli occhi addosso dei miei compagni, risulto essere la più loquace, solare, sorridente, felice e profonda di tutti.
Chi ti ama ti aiuta a volare.
L’anno seguente, nel 2007, ci organizziamo in dieci per andare a Sharm el Sheikh ad allenare la profondità. Mia madre si prende cura dei bambini e parto. Tornata a casa dichiaro con entusiasmo che è stata la vacanza più bella della mia vita, che l’esperienza è stata fantastica e che ho chiuso gli allenamenti con la quota più profonda di tutti: -45m in Assetto Costante con le due pinne, sono scesa e risalita, cioè, nuotando ed usando esclusivamente le mie forze. Coloro che mi circondano non capiscono bene cosa significhi ciò, anzi mi guardano perplessi, soprattutto non si spiegano perché io abbia il sole negli occhi.
Tornata in Italia riesco ad andare a mare molto raramente. Le uscite a mare, inoltre, si organizzano prevalentemente nel week-end e dovrei togliere tempo ai miei cari. Mia madre, però, è una baby-sitter speciale ed, ogni tanto, mi concedo una fuga ed un “tuffo”. Chi ti ama ti aiuta a volare.
Il silenzio mi accompagna durante tutto il tuffo e mi permette di essere concentrata ed in contatto con me stessa. La discesa è, per me, la parte più difficile: la slitta mi fa volare verso l’abisso a più di 2 metri e mezzo al secondo, la pressione aumenta incessantemente su tutto il mio corpo e sui miei timpani.
Nel silenzio sono concentrata e mi lascio andare, mi lascio schiacciare: lascio che il mare mi prenda, senza opporre nessuna resistenza.
Sono totalmente rilassata. Un’altra parte di me resta, però, in allerta, ho del lavoro da fare: essere presente a me stessa ed a ciò che mi circonda. Talvolta, allontanarsi troppo dal “qui ed ora”, per un apneista, può essere pericoloso: la narcosi è molto forte a quelle profondità ed è fondamentale non perdere il focus.
E finalmente tocco il piattello: SBAM! Ho toccato il fondo… non mi resta che risalire: metà del viaggio è fatto, manca solo l’altra metà! Che gioia, che adrenalina, che bello. Certo, devo nuotare tanti metri per raggiungere la superficie: una colonna infinita di acqua, ma… il più me lo sono lasciato alle spalle, mi dico rassicurante, ed allora mi concedo anche il lusso di sorridere. Solo chi ti ama ti aiuta a volare… ed io mi sono amata tanto!
Ho sentito fortemente che qualcosa in me era cambiato, quando le voci degli altri mi sono sembrate solamente un fruscio di api ronzanti e, specchiandomi nei loro occhi, mi sono già vista “Signora degli abissi”.
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