Gaudeamus igitur iuvenes dum sumus, Evviva l'Alma Mater che ci educò alla stima e alla collaborazione
«Gaudeamus igitur iuvenes dum sumus.
Post iucundam iuventutem
post molestam senectutem
nos habebit humus!»
|
(prima strofa dell'inno) |
De brevitate vitæ, più conosciuto come Gaudeamus igitur, o anche solo Gaudeamus, è l'inno internazionale della goliardia. Il suo testo in latino ricorda da vicino le scanzonate considerazioni dei clerici vagantes medievali, studenti che celebravano una gioventù da vivere giorno per giorno in libertà. È tuttora considerato l'inno internazionale degli studenti universitari. Nel 1959 è stato scelto come inno dell'Universiade.
Gaudeamus igitur, iuvenes dum sumus (a seconda delle fonti, iuvenes può mutare in juvenes), generalmente abbreviato in gaudeamus igitur è una locuzione latina che significa, alla lettera, "godiamo ordunque, mentre siam giovani". Gaudeamus è un congiuntivo di modo esortativo: l'espressione viene solitamente usata come conclusione di un ragionamento che esalti la gioventù e la felicità, e invita ovviamente a godere della vita ed essere felici finché si è nel fiore degli anni.
Il testo
Presso la Bibliothèque nationale de France (Parigi) è conservato il manoscritto di un inno latino dal titolo Scribere proposui datato 1267, opera di Strada, vescovo di Bologna, in cui appaiono i versi 2-3 della prima strofa di Gaudeamus igitur, ma non ci è dato sapere quale dei due sia fonte dell'altro. Tale inno è provvisto di notazione melodica, ma non riproduce il profilo melodico a noi noto.
Il testo latino attuale è opera di Christian Wilhelm Kindleben che lo pubblicò nel 1781 in Studentenlieder, Halle, 1781, p. 52.
Egli raccolse come canovaccio gli appunti manoscritti da un quaderno dei suoi compagni di studi, datato tra il 1723 e il 1750, conservato oggi presso la Westdeutsche Bibliothek di Marburgo.
Tali manoscritti sono sensibilmente differenti dal testo finale di Kindleben.
Ma già nella "Sammlung Johann Christian Günthers" (Frankfurt und Leipzig, 1730) circolava un testo in tedesco datato 1717 (senza musica), che appare come traduzione del Gaudeamus igitur e che comincia con il verso "Brüder laßt uns lustig sein".
La melodia
La prima stampa a noi nota dell'attuale melodia è in Lieder für Freunde der Geselligen Freude, Leipzig, 1788, p. 24, ed accompagna il testo tedesco di Günther.
Ma già nel 1782 la melodia doveva essere così nota che August Niemann, nell'Akademisches Liederbuch[1], adattò alla medesima metrica dell'inno altre tre poesie. La prima apparizione di testo latino unito alla melodia risale alla messa in scena dell'opera Doktor Faust di Ignaz Walter, eseguita nel 1797 a Brema: in essa degli studenti in una taverna cantano Gaudeamus igitur. La divulgazione della melodia presso il vasto pubblico ricevette un notevole contributo dalla sua inclusione nella "Akademische Fest-Ouverture" per orchestra di Johannes Brahms, pubblicata nel 1881.

Godiamo dunque, finché siamo giovani.
Dopo l'allegra gioventù,
dopo la scomoda vecchiaia
ci riceverà la terra!
Dopo l'allegra gioventù,
dopo la scomoda vecchiaia
ci riceverà la terra!
Evviva l'Alma Mater che ci educò
alla stima e alla collaborazione
sparsi in regioni
remote, ci riunì.
alla stima e alla collaborazione
sparsi in regioni
remote, ci riunì.
Commenti
Posta un commento